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PIZZUL BRUNO Giornalista

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PIZZUL BRUNO Giornalista
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Carriera

 
           BRUNO PIZZUL 
      Giornalista / Telecronista 
 
 
"All’oratorio di Cormons nel dopoguerra esisteva un solo pallone, procurato miracolosamente da don Rino, il quale, stufo dei nostri litigi, lasciava che a gestirlo fossero i più grandi, che ci escludevano. Loro, i grandi, tutti juventini! Così noi piccoli eravamo tutti granata, tifosi del Grande Torino di capitan Valentino.
Ho nostalgia del fatto che era un periodo nel quale per aggregarsi, stare assieme e giocare, bastava pochissimo: un oggetto rotondo qualsiasi, anche se non era propriamente un pallone. Da ragazzini abbiamo giocato a lungo con delle palle fatte di straccio, quindi quando c’era l’opportunità anche solo di toccare un pallone di cuoio, malgrado fosse sberciato, era una festa grande. Naturalmente i tempi sono cambiati. Allora c’era una forma di addestramento autonomo: si prendeva a calci tutto ciò che era rotondo e inevitabilmente si acquisiva una certa familiarità utile per diventare poi giocatori più o meno bravi, ma questo dipendeva dal talento della persona. Giocare per strada o negli oratori costituiva una forma di apprendimento personale molto positivo. Oggi le cose sono completamente diverse, i ragazzi non si divertono più.
Sono diventato giornalista quasi per caso, e pensare che a me stavano antipatici i giornalisti! Quando facevo il calciatore trovavano sempre un buon motivo per appiopparmi brutti voti in pagella. Poi, vai a capire la vita: nel 1969 mi sono iscritto al concorso per telecronisti indetto dalla Rai e nel ‘70 ero già in Messico a commentare i Mondiali. Quante vittorie raccontate, ma anche tante lacrime..
Il 29 maggio 1985 mi toccò andare in onda durante il prepartita di Juventus-Liverpool all’Heysel e dare notizia dei 39 morti nel settore Z. Quello resterà per sempre il ricordo più devastante della mia vita, la ferita mai saturata. Sogno ancora la notte l'amara eliminazione contro l'Argentina ad Italia '90: una partita dannata. Quella, la finale di Pasadena col Brasile a USA ‘94 e la finalissima di Rotterdam di Euro 2000 con la Francia. Se dovessi fare una classifica dei miei bocconi più amari, la semifinale di Napoli resterebbe lì, cementata al primo posto, ma anche Rotterdam non scherza. Soprattutto perché ne pagò in prima persona un mio amico fraterno: Dino Zoff. Il caro Dinone avrebbe meritato maggior rispetto dopo quell’assurda sconfitta, tradito dall'allucinante regola del golden gol.
Sarei sciocco se negassi di aver fatto un mestiere invidiato da tanti perché giri il mondo, ti occupi di un gioco che appassiona milioni di italiani, e diventi un volto noto, quasi uno di famiglia. Tutti aspetti che ti riempiono piacevolmente le giornate. A patto di non prendersi mai troppo sul serio. Errore che, per fortuna, credo di non aver mai commesso".
Bruno Pizzul
Tanti auguri alla voce più Romantica.
 
   
   
   
   
   
   
   
   

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