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Zoff Dino

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Zoff Dino

Carriera

Dino Zoff
Dinozoff.jpg
   
Dati biografici
Nazionalità Italia Italia
Altezza 182 cm
Peso 81 kg
Calcio Football pictogram.svg
Dati agonistici
Ruolo Allenatore (ex portiere)
Ritirato 29 maggio 1983 - giocatore
Carriera
Giovanili
  Udinese Udinese
Squadre di club1
1961-1963 Udinese Udinese 38 (-54)
1963-1967 Mantova Mantova 131 (-111)
1967-1972 Napoli Napoli 143 (-110)
1972-1983 Juventus Juventus 330 (-226)
Nazionale
196?
1968-1983
Italia Italia U-21
Italia Italia
 ? (-?)
112 (-84)
Carriera da allenatore
1984-1986 Juventus Juventus Portieri
1986-1988 Italia Italia Olimpica  
1988-1990 Juventus Juventus  
1990-1994 Lazio Lazio  
1997 Lazio Lazio  
1998-2000 Italia Italia  
2001 Lazio Lazio  
2005 Fiorentina Fiorentina  
Palmarès
W.Cup2.svg  Coppa Rimet
Argento Messico 1970
W.Cup.svg  Mondiali di calcio
Oro Spagna 1982
UEFA European Cup.svg  Europei di calcio
Oro Italia 1968
Argento Belgio-Olanda 2000
Giochi del Mediterraneo.svg  Giochi del Mediterraneo
Oro Italia 1963

Dino Zoff (Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942) è un allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere. Campione europeo nel 1968, campione mondiale nel 1982 e vice-campione mondiale nel 1970 con la Nazionale italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000. Nel 2004 Pelé ha incluso il suo nome nei FIFA 100, l'elenco dei 125 migliori giocatori viventi.

Reputato uno dei portieri più abili nella storia del calcio, è il vincitore più anziano della Coppa del mondo, vinta nel 1982, all'età di 40 anni, come capitano della Nazionale italiana. Occupa la 47ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer.[1]

Nel 2004, per celebrare il proprio 50º anniversario, l'UEFA invitò ogni federazione nazionale ad essa affiliata di indicare il proprio miglior giocatore dell'ultimo mezzo secolo. La scelta della FIGC ricadde su Zoff, designato quindi Golden Player dall'UEFA.

È l'unico giocatore italiano ad aver ottenuto sia il titolo di campione europeo sia quello di campione del mondo a livello di Nazionale. Inoltre detiene il record mondiale d'imbattibilità per squadre nazionali,[2] non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi; il record ebbe inizio il 20 settembre 1972, quando Zoff incassò una rete al 72º nella vittoria degli azzurri contro la Jugoslavia per 3-1, e terminò il 15 giugno 1974, in seguito ad un gol realizzato da Emmanuel Sanon al 46º nella gara valevole per la fase finale dei mondiali di Germania del 1974 contro Haiti, vinta dalla nazionale italiana per 3-1.[3]

Nel 1990 divenne il primo allenatore ad avere vinto la Coppa UEFA dopo averla vinta da calciatore, traguardo ulteriormente raggiunto da Huub Stevens e Diego Simeone.

Carriera

Giocatore

Club

Udinese

Cresciuto nella Marianese, dopo essere stato in un primo tempo bocciato ai provini per l'allora bassa statura,[4] si affacciò nel calcio professionistico a 19 anni grazie all'Udinese, squadra nella quale esordì in Serie A il 24 settembre 1961 in Fiorentina-Udinese 5-2, battuto da due doppiette di Aurelio Milani e di Kurt Hamrin in una gara in cui il Corriere dello Sport non gli diede colpe per i gol, frutto di due tiri violenti di Milani e tre tiri che il quotidiano definì assolutamente imparabili.[5] Estremo difensore di sicura affidabilità e freddezza, Zoff divenne titolare dei friulani nella successiva stagione in Serie B.

Mantova
Dino Zoff al tempo della permanenza al Mantova

Dino Zoff ritornò in serie A nel 1963 quando per 30 milioni di lire[6] fu acquistato dal Mantova. Nella città virgiliana giocò 131 partite nell'arco di quattro stagioni. Ultima partita disputata allo stadio Danilo Martelli fu la partita disputata il 1º giugno 1967, la famosa Mantova - Inter 1-0. Quell'anno ci fu il passaggio al Napoli e l'arrivo in Nazionale.

Napoli

Arrivò al Napoli alla mezzanotte dell'ultimo giorno di calciomercato, per 120 milioni di lire più la vendita del cartellino di Claudio Bandoni, grazie all'aiuto di Alberto Giovannini, direttore del quotidiano Roma, allora di proprietà di Achille Lauro, proprietario anche del Napoli; il giornalista, con l'aiuto di Bruno Pesaola e all'insaputa di Lauro, finse di essere il presidente della squadra.[6] Difese la porta della squadra partenopea per 143 incontri, prima di essere ceduto alla Juventus; vi disputò tutte le gare ininterrottamente, dalla gara di debutto, in casa, il 24 settembre 1967, Napoli-Atalanta 1-0, prima giornata del campionato 1967-1968,[7] alla sconfitta a Milano del 12 marzo 1972 contro l'Inter per 2-0, ventunesima giornata del campionato 1971-1972.[8]

Juventus
Zoff con la maglia della Juventus

Nello stesso anno fu ingaggiato dalla Juventus per difenderne la porta: fino alla fine della stagione 1982-1983 non avrebbe più saltato una partita di campionato. Al sodalizio sportivo coi bianconeri, inoltre, sono legate tutte le sue vittorie con squadre di club, sia come giocatore che come allenatore: in undici stagioni da portiere vinse per sei volte il titolo di campione d'Italia (1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982), due Coppe Italia (1978-1979, 1982-1983) ed una Coppa UEFA (1976-1977, primo successo europeo della società torinese).

La sua attività, al termine della stagione 1982-1983, si concluse con la finale di Coppa dei Campioni (a cui era giunta imbattuta) persa ad Atene contro l'Amburgo, il 25 maggio 1983.

Nazionale

Zoff esordì in Nazionale il 20 aprile 1968, a 26 anni, nella partita Italia-Bulgaria (2-0) disputata a Napoli. Venne convocato per l'Europeo 1968 in Italia che vinse giocando da titolare. In seguito cominciò un periodo di alternanza con Albertosi che gli venne preferito come portiere titolare al Mondiale 1970, perso in finale, dove Zoff era il secondo e non disputò nessuna gara.

Dino Zoff con il presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, il compagno Franco Causio e il C.T. Enzo Bearzot al ritorno dalla Spagna con la Coppa del Mondo appena vinta.

Dal 1972 infine Zoff divenne il titolare indiscusso fino alla conclusione della sua carriera. Così disputò il Mondiale 1974, dove l'Italia fu eliminata al primo turno. Nel 1977, dopo l'addio di Giacinto Facchetti, Zoff divenne il capitano della Nazionale.

Dopo aver disputato il Mondiale 1978 e l'Europeo 1980, conclusi entrambi al quarto posto, la sua ultima grande manifestazione con la maglia della Nazionale fu il Mondiale 1982, vinto all'età di 40 anni. Dopo la vittoria in finale contro la Germania Ovest (3-1), l'11 luglio 1982 a Madrid, fu Zoff a ricevere ed alzare il trofeo della Coppa del Mondo.

Infine il 29 maggio 1983, a 41 anni, Zoff disputò la sua ultima partita in Nazionale, Svezia-Italia (2-0) a Göteborg, che coincise anche con la sua ultima partita ufficiale.

Zoff giocò in Nazionale per quindici anni, dal 1968 al 1983, e difese in totale per 112 volte la porta degli Azzurri. Zoff è stato inoltre il detentore del record di presenze, poi superato da Paolo Maldini, Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon. Inoltre, detiene il record di imbattibilità di un portiere in Nazionale, 1142 minuti in partite ufficiali consecutive, da Italia-Jugoslavia del 20 settembre 1972 ad Haiti-Italia del 15 giugno 1974. È stato il primo calciatore italiano ad aver raggiunto la quota delle cento presenze in Nazionale.

Allenatore

L'avventura con la Nazionale olimpica

Alla fine della carriera di calciatore, entrò nei ranghi tecnici della FIGC e gli venne affidata la conduzione della Nazionale olimpica, che riuscì a qualificare al torneo olimpico di Seoul nel 1988; qui gli Azzurri, poi guidati in Corea del Sud da Francesco Rocca, chiusero al quarto posto finale.

Il ritorno alla Juventus

Zoff, in veste di allenatore della Juventus, solleva il trofeo della Coppa Italia 1989-1990 appena conquistata dalla sua squadra, mentre viene portato in trionfo dai giocatori bianconeri.

Zoff lasciò il ruolo di selezionatore dell'Olimpica poiché nell'estate del 1988 venne ingaggiato come nuovo tecnico della Juventus, con la quale rimase per due stagioni. Entrambe le annate videro i bianconeri terminare il campionato al quarto posto, ma mentre la stagione 1988-1989 fu globalmente piuttosto anonima, nella successiva (soprattutto nella parte finale) Zoff riportò la squadra torinese ai vertici del calcio nazionale ed internazionale centrando la doppietta Coppa Italia-Coppa UEFA, vinte rispettivamente contro il Milan di Sacchi e contro la Fiorentina (nella prima finale europea tutta italiana); furono questi i primi trionfi della formazione bianconera dai tempi di Platini. La rivoluzione societaria in atto ai vertici del club alla fine della stagione 1989-1990, già annunciata da alcuni mesi, portò però alla mancata conferma di Zoff in panchina nonostante le due coppe sollevate.

 

La Lazio: allenatore e dirigente

Dino Zoff nelle vesti di tecnico della Lazio nei primi anni novanta

In vista della stagione 1990-1991 il tecnico friulano assunse quindi la guida della Lazio dell'allora presidente Gianmarco Calleri, con la quale ottenne nei primi due campionati dei piazzamenti di metà classifica, per poi riportare al suo terzo anno biancoceleste la squadra romana nelle coppe europee dopo quasi quindici anni grazie al 5º posto ottenuto nel 1992-1993. Ricoprì anche la carica di presidente durante la gestione proprietaria del finanziere Sergio Cragnotti e, nel 1997, coprì la doppia veste di presidente e allenatore dopo l'esonero del tecnico boemo Zdeněk Zeman. I capitolini fino a quel momento occupavano la 12ª piazza in classifica per poi concludere il campionato al 4º posto.

Dopo essere tornato alla Lazio come dirigente ed aver avuto l'onore di ricoprire la carica presidenziale per quattro anni, dal 1994 al 1998, nel gennaio 2001, reduce dall'avventura come CT della Nazionale e tornato nella società biancoceleste nel ruolo di vicepresidente, venne richiamato in panchina per subentrare al dimissionario Sven-Göran Eriksson; dopo una lunga serie di risultati utili consecutivi, a fine stagione ottenne un 3º posto ma, nella stagione seguente, fu esonerato il 20 settembre, dopo un inizio d'annata sottotono.

Con 202 panchine, è tuttora l'allenatore biancoceleste con il maggior numero di presenze in competizioni ufficiali sulla panchina della squadra romana.

Nazionale

Nel 1998, a seguito dell'eliminazione della Nazionale ai quarti di finale del Campionato mondiale di calcio 1998, Zoff fu chiamato a sostituire Cesare Maldini in vista del Campionato europeo di calcio 2000 disputato in Belgio e Paesi Bassi. Sotto la guida di Zoff l'Italia arrivò in finale dopo avere eliminato in semifinale proprio l'Paesi Bassi padrona di casa; in finale la Francia, dopo essere stata in svantaggio fino agli ultimi minuti, pareggiò a pochi secondi dalla fine con Wiltord e vinse con un golden gol segnato da Trezeguet nei tempi supplementari. Al termine della partita Zoff fu criticato da Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e presidente del Milan[9] che accusò il commissario tecnico di aver lasciato Zidane da solo. A tali critiche Zoff reagì annunciando le proprie dimissioni immediate in segno di protesta.[10]

 

Fiorentina

Nel campionato 2004-2005 ritornò in panchina con la neopromossa Fiorentina, subentrando a gennaio al posto dell'esonerato Sergio Buso. Zoff condusse la squadra viola alla salvezza, riuscendo ad avere la meglio nella volata finale su Brescia e Bologna.

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Juventus: 1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982
Juventus: 1978-1979, 1982-1983
Competizioni internazionali
Juventus: 1976-1977

Nazionale

Spagna 1982
Italia 1968
Italia 1963

Individuale

  • Inserito nelle "Leggende del calcio" del Golden Foot (2004)

Allenatore

Club

Juventus: 1989-1990
Juventus: 1989-1990

Individuale

1990
  • Inserito nella Hall of Fame del calcio italiano
2012

Dirigente

Lazio: 1997-1998

Onorificenze

Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
  — 25 ottobre 1982. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.[11]
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana
  — 12 luglio 2000. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.[12]

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