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Di Guida Gianni Docente

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Carriera

 

Sessione tecnica con il Prof. Gianni Di Guida

Una folta platea di tecnici del GiavenoCoazze ed un buon numero di allenatori di societa’ Di guida4_Lowconsorelle hanno partecipato con molto interesse e partecipazione alla riunione tecnica condotta dal Prof. Gianni Di Guida. Ricordiamo che Gianni Di Guida e’ allenatore professionista, ha ottenuto la laurea al supercorso di Coverciano con abilitazione ad allenare in Serie A. Diplomato ISEF ha ricoperto in Federazione il prestigioso incarico di Responsabile Regionale del Piemonte delle Scuole Calcio.

Nella prima parte svolta in aula, Di Guida ha delineato la missione e le caratteristiche principali  degli allenatori del calcio dilettantistico che Di guida3_Lowincarnano la funzione di insegnante di calcio, di ricerca della giusta motivazione per i ragazzi e di educatori. Vita semplice? Tutt’altro!  Il programma societario del GiavenoCoazze ha abbracciato questa linea, cioe’ formare un gruppo di allenatori/istruttori che dalla Scuola Calcio e Settore Giovanile fino ai Dilettanti possano costruire delle squadre che giochino bene al calcio, si divertano sempre (allenamento e partite), con la voglia di scendere in campo tutte le volte, senza l’assillo della vittoria a tutti i costi. Siamo sicure che in questo contesto i risultati arriveranno, occorre avere pazienza e nervi d’acciaio.

La sessione in aula si e’ conclusa con una serie di suggerimenti per la crescita tecnica dei Di Guida 5_Lragazzi da applicare nelle sessioni di allenamento, in linea con i principi di preparazione moderni ed attuali predisposti da tecnici FIGC professionisti come Gianni Di Guida; interessante l’interazione della spiegazione con la visione dei filmati di campo con l’esecuzione degli esercizi.

Nella seconda parte invece tutto il gruppo si e’ trasferito sul campo di gioco per una serie di esercitazioni pratiche e di consigli per la preparazione ottimale degli esercizi di campo. Come per tutte le cose, la pratica trasforma ed aumenta il livello di attenzione; anche in questo caso e’ stata confermata la regola ed era uno spettacolo vedere il gruppo degli allenatori interagire ottimamente e recepire al massimo l’impostazione pratica dimostrata da Gianni Di Guida.

Di Guida 6_LIn conclusione riteniamo dal punto di vista societario che questa sessione abbia dato le giuste motivazioni al nostro staff tecnico, agli allenatori delle consorelle intervenuti e l’occasione ci permette di passare il messaggio ai genitori ed ai dirigenti che il GiavenoCoazze investe ed investira’ in futuro su questo percorso per garantire il massimo della qualita’ possibile nel metodo di preparazione al gioco del calcio.

Come ha detto il Prof. Gianni Di Guida, “i nostri bambini/ragazzi devono “sognare” di poter diventare dei grandi calciatori! Gli allenatori devono alimentare questo sogno, non devono inibirlo!”

Chiunque abbia frequentato dalle nostre parti i corsi per allenatori ha ben presente il Professor Gianni Di Guida, ma descrivere in poche parole le sue molteplici attività passate e attuali è un’impresa veramente ardua. Intanto è doveroso ricordare che ha coronato recentemente il suo iter formativo con la laurea al super corso di Coverciano, in poche parole è abilitato ad allenare in serie A. Come giocatore ha militato in diverse squadre nel campionato Interregionale, tra le quali Aosta, Ivrea, Orbassano, Pinerolo. Interrotta  a 24 anni la carriera di calciatore a causa di un infortunio e conseguito il diploma ISEF ha sfruttato la sua competenza nello sport occupandosi di formazione, contribuendo a costituire la “Polisportiva Centrocampo” e successivamente la Scuola Calcio del Venaria, il tutto operando sempre con particolare sensibilità, dimostrata in particolare nella realizzazione di un progetto all’interno del carcere minorile di Torino “Ferrante Aporti” e in qualità di insegnante di sostegno nella Scuola Media. Da anni impegnato in Federazione, ha ricoperto il prestigioso incarico di Responsabile Regionale del Piemonte delle Scuole Calcio, mentre in estate si trasferisce a Coverciano per seguire i giocatori professionisti ancora senza contratto. “Esperienza molto delicata dal punto di vista umano” ci tiene a precisare, aggiungendo con soddisfazione: “la maggior parte dei calciatori che prepariamo solitamente riescono ad ottenere un ingaggio”.

Da cinque anni è il Responsabile del Pino F.C., società sicuramente all’avanguardia nell’addestramento della tecnica calcistica e modello forse unico in Italia nella la sensibilizzazione delle tematiche ambientali.

 

Professor Di Guida, come vede il rapporto tra giovani e adulti nello sport?

Prima di tutto bisogna capire perché un ragazzo fa sport. Gli adulti si rapportano con i giovani sulla base dell’esperienza vissuta in passato e pensano di conseguenza che abbiano bisogno delle stesse cose. Ma le esigenze, le aspettative e le aspirazioni dei giovani cambiano completamente e se non si riesce ad comprendere il loro spirito non si va incontro ai loro bisogni.

Inoltre molte delle persone che operano nel settore giovanile limitano il loro impegno concentrandosi esclusivamente sui risultati. Bisogna invece pensare che vincere non è soltanto arrivare primi in classifica ma anche insegnare ai ragazzi a fare le cose con professionalità ad esempio rispettare le regole, arrivare puntuali agli allenamenti, tenere a posto l’abbigliamento, collaborare ed essere corretti con i compagni e con i dirigenti. Occorre certamente curare l’aspetto agonistico ma con un’attenzione agli obiettivi educativi, perchè potrà servire al ragazzo nella vita, nel mondo del lavoro, rafforzerà in lui il senso di responsabilità e lo aiuterà a fare bene le cose in ogni ambito. E’ un grosso stimolo per raggiungere la propria autonomia.

Perché anche tra i dilettanti, dove dovrebbe prevalere il gioco come passione e divertimento, conta soprattutto vincere

Perché la vittoria risolve tutti i problemi, è la panacea per tutto. E’ rassicurante perché crea sicurezza ma spesso nasconde le lacune.

Ma perche’ nel calcio questo aspetto e’ molto più accentuato che in altri sport?

Perché ci siamo abituati a vivere seguendo i modelli che trasmettono i mass-media, modelli che esaltano i miti dei grandi campioni e la vittoria come unico momento di festa e che considerano una tragedia arrivare secondi. Il calcio con la sua popolarità si presta particolarmente al sogno di azzeccare il colpo della vita e al desiderio di riscatto sociale. E’ importante invece ricordare ai ragazzi che la realtà non è quella propinata dalla televisione ma quella di migliaia di persone che tutti i giorni con grande dignità si alzano per andare a lavorare e portano avanti con responsabilità il loro impegno quotidiano.

Come si preparano gli istruttori?

Non è una questione facile in quanto il mondo del calcio non si mette facilmente in discussione e non sempre si trova disponibilità verso una formazione che deve approfondirsi di continuo negli anni. Reputo fondamentale suddividere le competenze dei formatori e distinguere chiaramente gli interventi da adottare nella scuola calcio tra i 6 e i 12 anni e quelli relativi alla fascia tra i 12 e i 16 anni in cui l’agonismo è presente ed è importante ma non deve prevalere sulla parte dedicata alla formazione che serve a far crescere il soggetto con serenità. Questa misura la possono trovare soltanto allenatori che prestano attenzione alla crescita di tutti, considerato che l’accanimento competitivo ti obbliga ad emarginare i meno bravi quando questi - e penso di averlo dimostrato negli anni - possono migliorare molto e dedicarsi alla pratica del calcio magari non ad alti livelli, ma comunque altrettanto bello, divertente e di qualità. Spesso contribuiamo ad allontanare dalle squadre ragazzi che hanno passione e che dopo qualche anno avrebbero potuto dare molto al calcio, soprattutto trovate le giuste motivazioni.

Perché nel calcio si assiste a numerosi abbandoni?

I dati dell’abbandono sono alti e la punta massima è intorno ai 15-16 anni età in cui i ragazzi hanno bisogno della relazione con i coetanei e sono molto interessati alle ragazze, momento molto importante della loro vita dal punto di vista psicologico e fondamentale per la loro crescita, perciò occorre aiutarli a vivere bene tale fase. Questa crisi la vivono tutti i giovani, dai meno bravi ai professionisti e in molti sorge il dubbio se ciò che fanno è importante e se è quello a cui tengono maggiormente. L’abbandono può arrivare quando l’adulto non è attento e sensibile ai cambiamenti del giovane che ha bisogno di essere guidato per vivere bene questi momenti di vita.

Come giudica i genitori dei ragazzi che praticano il calcio?

La maggior parte è straordinaria per l’attaccamento e l’attenzione alla società, senza di loro non si potrebbero fare diverse attività, sono quelli che portano i ragazzi alle partite, che danno una mano nell’organizzazione e nella gestione e si può tranquillamente affermare che è una collaborazione positiva. Occorre riconoscere che il volontariato è una grande forza composta di persone di grande disponibilità. perseguire

Una minima parte invece non si pone accanto al proprio ragazzo in modo corretto. I bambini quando sono seguiti e osservati dai genitori vivono un momento felice che può però diventare causa di angoscia quando questi si intromettono troppo. Un altro problema lo creano quei genitori che non collaborano con le società affinché ci sia un progetto educativo comune. Trovo sbagliato punire un bambino facendogli saltare l’allenamento. Questo atteggiamento compromette le relazioni con i compagni e causa disagio all’allenatore che non può lavorare con continuità. L’attività calcistica non è giudicata con la dovuta considerazione e cioè un “impegno” da tenere con senso di responsabilità per tutta la stagione sportiva. Richiede una presenza costante e non ci si rende conto quanto possa incidere sullo sviluppo del ragazzo. Avrebbe più senso limitare altri aspetti meno formativi – e mi riferisco a quanto tempo i ragazzi passano davanti alla televisione o al computer a giocare.

Nei diversi anni passati ad allenare mi è successo di andare a parlare non solo con i genitori ma anche con gli insegnanti dei ragazzi che addestro perché ritengo il collegamento con la scuola molto importante. Oggi è utopistico pensare a una cosa del genere e penso non l’abbia fatto nessuno, fa molto più comodo il genitore che lascia il bambino e si leva di mezzo. La Federazione nei progetti che sta elaborando ormai da anni (C.U. 1990/91) chiede un maggior impegno di educazione sportiva e lo si coglie in particolare nel C.U. nr1 attuale in cui auspica una maggiore collaborazione tra la società sportive, le famiglie e la scuola.

Reputo importante occuparsi anche della scuola perché è ovvio che se il ragazzo va male nello studio avrà dei problemi anche nel calcio e in altre attività.

Condivide che la preparazione dei tecnici in generale non è del tutto adeguata?

Certo, le società devono mettersi al passo con le esigenze attuali, affidando le squadre a tecnici qualificati e facendo la loro parte affinché siano costantemente aggiornati. Questo vuole dire accollarsi gli oneri per la formazione e l’aggiornamento continuo dei tecnici. Pertanto anche l’organizzazione federale dovrà, in seguito, esercitare un maggior controllo qualitativo anche perchè la sua struttura già lo permette, ma bisognerà investirci ulteriormente.

Come valuta il lavoro svolto nel Pino Calcio?

Fino ad oggi straordinario, se non altro perchè partiti completamente da zero, non esisteva più una attività giovanile. Il Pino F.C. è nato da un Progetto di Sport e Ambiente, connubio eccezionale in un luogo, la collina torinese, eccezionale. Nel progetto Pino si propone un’esperienza sportiva e formativa, non sempre riuscendoci completamente anche perchè non è facile trovare persone che hanno la stessa formazione e sensibilità e cambiare la mentalità delle persone non è facile. L’attuale società mira a creare attenzione nei giovani a quello che sarà il loro futuro. Sono previste 20 ore di lezione inerenti le tematiche ambientali, le risorse energetiche, il riciclo dei materiali, l’energia rinnovabile e quant’altro legato all’ambiente.

L’importanza di questa attività non sempre viene riconosciuta e apprezzata sul momento ma sicuramente darà molti frutti più avanti, quando i ragazzi tra qualche anno si renderanno conto di avere vissuto un’esperienza unica particolarmente intensa e significativa.

 

 

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