Login

Bonacorso Stefano: Docente

#
Bonacorso Stefano: Docente
Bonacorso Stefano: Docente Bonacorso Stefano: Docente Bonacorso Stefano: Docente Bonacorso Stefano: Docente

Carriera

Dai pulcini alla A, il metodo Atalanta
Qui si parte ancora dai fondamentali

Nella "cantera" della società bergamasca si selezionano ragazzini per portarli fino alla prima squadra. Da Montolivo a Pazzini, da Astori ad Agazzi, tanti ce l'hanno fatta. Un sistema basato sulla tecnica. Ma è sempre più difficile far maturare i talenti in un ambiente che non sa "aspettare"

MILANO - Sulle pareti del suo ufficio nel centro sportivo di Zingonia campeggiano i poster di squadre capolavoro a livello giovanile: formazioni campioni d'Italia primavera e allievi nazionali nelle quali dieci undicesimi hanno poi giocato in Serie A. Sono percentuali incredibili che annullano la fisiologica dispersione di talento delle baby-promesse. I volti ancora adolescenti di Montolivo, Pazzini, Canini, Lazzari, Morfeo, Locatelli, Viali, Pavan, Agazzi, Astori sono lì a dimostrare che l'Atalanta è una scuola-calcio tra le migliori d'Europa. E a guidarla da quasi vent'anni, dopo due decenni a sfornare talenti al Como, c'è Mino Favini, 75 anni, un'istituzione del calcio giovanile italiano, l'uomo che ha iniziato a far allenare l'attuale ct della nazionale, Cesare Prandelli. Ogni giorno si coccola quelle immagini che certificano la bontà del lavoro svolto a Zingonia.

L'Atalanta - Undici squadre dalla primavera fino ai pulcini con un investimento di circa 2 milioni di euro all'anno nel vivaio. L'Atalanta segue una filosofia diversa da quella di altre provinciali: prende i calciatori a 11 o 12 anni e cerca di portarli in prima squadra. "In questo momento abbiamo Consigli, Bellini, Capelli, Bonaventura, Raimondi e Padoin - spiega Favini - senza contare i prodotti del nostro vivaio che giocano nell'Albinoleffe. All'ultimo Torneo di Viareggio la nostra primavera aveva 15 ragazzi cresciuti con noi fin da piccoli. Mentre in giro è pieno di squadre allievi con 5-6 stranieri. La nostra è una strategia faticosa perché non è facile accompagnare la crescita di un ragazzo. Ma dà tantissime soddisfazioni. Dico sempre ai bambini: "Diventerete bravi quando supererete la siepe che divide il vostro campo di allenamento da quello della prima squadra". E per fortuna in questi anni è capitato a tanti di loro".

Una politica diversa rispetto a quella di altri club che - come fa l'Udinese senza sbagliare quasi mai un colpo - acquistano giovani promettenti in giro per il mondo a 16-17 anni rivendendoli poi alle grandi d'Europa. Meno virtuosi altri percorsi di "scouting". La ricerca del campioncino, ad esempio, degenera in provini artigianali organizzati da intermediari e faccendieri alla periferia di Napoli: grazie ad alcune società dilettantistiche usate come copertura vengono radunati decine di ragazzini promettenti dalle squadrette della zona e invitati osservatori di club professionistici che talvolta comprano, ovviamente in nero. Facile anche immaginare i legami non proprio candidi sottesi a certe operazioni.

Ovviamente le società serie si tengono alla larga. A maggior ragione l'Atalanta che scova i bambini migliori dei dintorni - tra città, pianura e valli Brembana e Seriana -, pagandoli 12-14mila euro in premi di preparazione alle società dilettantistiche, e poi li accompagna per tutta l'adolescenza. Per apprezzare il risultato basta scorrere l'almanacco della Panini: a ogni pagina compare qualche calciatore di A e B nato in provincia di Bergamo: "E' merito anche del carattere dei bergamaschi che credono molto in ogni iniziativa intrapresa", dice Favini.

Ma è merito anche del suo metodo che punta molto sulla tecnica. "Sono 40 anni che insegno sempre le stesse cose: stop, conduzione della palla, tiro di collo o esterno, controllo di piatto o suola, e così via. Purtroppo da qualche tempo in Italia ci siamo dimenticati di questi fondamentali. Anche per questo motivo ci troviamo di fronte a un clamoroso buco generazionale che ci lascia senza campionissimi dopo le ondate degli anni Sessanta con Vialli, Maldini, Mancini, Baggio e Zola, e Settanta con Pirlo, Totti, Del Piero e Nesta. Adesso qualcosa sta cambiando. Rivera, Sacchi e Baggio, diventato nel frattempo dirigente federale, hanno capito l'importanza di tornare a questi metodi. E uno dei nostri "maestri della tecnica", Stefano Bonaccorso, formerà figure analoghe a Coverciano. D'altronde mi sembra che una squadra spagnola non abbia mai dimenticato questi principi. E ogni tanto vince qualcosa. Grazie al Barcellona si torna a fare calcio in modo sano".

La mentalità "muscolare" degli anni Novanta aveva condizionato anche qualche giovane calciatore. Favini lo racconta con un aneddoto piuttosto illuminante: "Finale per lo scudetto giovanissimi nazionali. Atalanta-Juventus. Alla fine i campioni d'Italia siamo noi grazie a Consigli che para un rigore a Giovinco. Nonostante l'errore, si capisce che il fantasista bianconero è un fenomeno. Però negli spogliatoi viene da me un nostro giocatore e mi fa: "Dove vuole andare quello lì? E' troppo piccolo". Io gli rispondo: "Vediamo tra qualche anno dove sei tu e dov'è lui". Giovinco è in Serie A, il nostro non so che fine abbia fatto. E poi in Italia sfianchiamo troppo i talenti promettenti con la trafila dei prestiti nelle categorie inferiori. Servirebbero più coraggio e pazienza".

Ma, di fronte alle sirene di un mercato sempre più assillante, diventa difficile aspettare la maturazione con calma. "Anche qui all'Atalanta facciamo fatica a tenere lontani i ragazzi da certe proposte sempre più assillanti. Ormai ci sono bambini di 12-13 anni che hanno già ricevuto visite a casa da cinque procuratori. Ma vi pare possibile? E questa è gente preparata: avvocati, professionisti. Sanno come muoversi. Quando le famiglie vengono avvicinate in questo modo, anche per noi diventa difficile fare qualcosa. A quel punto il ragazzo crede all'agente che lo lusinga più che all'allenatore o al dirigente. Intendiamoci, è gente che fa il suo lavoro. Ma esistono alcune regole precise. I ragazzi non possono avere un procuratore prima dei 16 anni. Una prescrizione che fa acqua da tutte le parti. La Federazione dovrebbe vigilare. Come dovrebbe fare qualcosa quando si vedono squadre di allievi nazionali con 5-6 stranieri, alcuni dei quali africani o sud-americani. Anche in questo caso esistono regole a tutela dei nostri vivai che devono essere applicate. E chi non le rispetta deve pagare", è l'appello di Favini. Altrimenti quei poster appesi alle sue spalle nell'ufficio di Zingonia rischiano di ingiallire senza la compagnia di altre foto altrettanto prodigiose.

22 agosto 2011

© Riproduzione riservata


comments powered by Disqus