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Bearzot Enzo

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Bearzot Enzo

Carriera

Enzo Bearzot
Bearzot con la maglia del Torino nel 1958-1959
   
Dati biografici
Nazionalità Italia Italia
Calcio Football pictogram.svg
Dati agonistici
Ruolo Allenatore (ex difensore, mediano)
Ritirato 1964 – giocatore
1986 – allenatore
Carriera
Squadre di club1
1946-1948 Pro Gorizia Pro Gorizia 39 (2)
1948-1951 Inter Inter 19 (0)
1951-1954 Catania Catania 95 (5)
1954-1956 Torino Torino 65 (1)
1956-1957 Inter Inter 27 (0)
1957-1964 Torino Torino 164 (7)
Nazionale
1955 Italia Italia 1 (0)
Carriera da allenatore
1964-1967 Torino Torino Giovanili
1968-1969 Prato Prato  
1969-1975 Italia Italia U-23  
1975-1986 Italia Italia  
Palmarès
W.Cup.svg  Mondiali di calcio
Oro Spagna 1982

Enzo Bearzot (Aiello del Friuli, 26 settembre 1927Milano, 21 dicembre 2010) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore o mediano. Ha guidato la nazionale italiana durante il campionato mondiale di calcio 1982, vinto dagli Azzurri.

Soprannominato Vecio (vecchio),[2] detiene il record di panchine da Commissario Tecnico della Nazionale italiana: guidò l'Italia 104 volte, dal 27 settembre 1975 al 18 giugno 1986, davanti a un altro C.T. storico della Nazionale italiana, Vittorio Pozzo con 97.[3]

È morto il 21 dicembre 2010 a Milano all'età di 83 anni, 42 anni esatti dopo Vittorio Pozzo.[4]

Carriera

Giocatore

Enzo Bearzot in maglia azzurra

Dopo aver iniziato a giocare come mediano-difensore nella squadra di Aiello del Friuli, suo paese natale, nel 1946 si trasferì alla Pro Gorizia, in Serie B. Nel 1948, dopo 39 presenze e 2 gol, fu notato e acquistato dall'Inter. Qui in 3 stagioni giocò solo 19 partite (fece il suo esordio in maglia nerazzurra il 21 novembre 1948, nella partita di campionato vinta 3-1 contro il Livorno) e nel 1951 passò al Catania. In 3 anni collezionò 95 presenze e 5 reti.

Nel 1954 fu ingaggiato dal Torino che mirava a ritornare Grande dopo la Tragedia di Superga del 1949.[5]. In 2 stagioni da titolare giocò 65 incontri, mettendo a segno un solo gol. Nel 1956 tornò all'Inter: in una stagione annoverò 27 presenze, l'ultima delle quali fu una sconfitta per 3-2 a Bologna il 9 giugno 1957.

L'anno dopo tornò al Torino. Qui, dopo 164 presenze e 7 gol, nel 1964 concluse la carriera da giocatore per intraprendere quella da allenatore. In totale Bearzot disputò 251 partite nella massima serie. Da calciatore ottenne anche una presenza in Nazionale contro l'Ungheria, dove marcò il grande Puskas, che riuscì a segnare un gol.[6]

Allenatore

Dopo il ritiro dall'attività agonistica, nel 1964 Bearzot iniziò l'apprendistato tecnico sulla panchina del Torino, prima come preparatore dei portieri e poi come assistente di Nereo Rocco, poi di Edmondo Fabbri e, successivamente, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato, in Serie C,[5] in sostituzione di Dino Ballacci da gennaio in poi.

In seguito entrò nei quadri federali, inizialmente come allenatore delle giovanili (Under-23 all'epoca), ma presto venne promosso assistente di Ferruccio Valcareggi nella Nazionale maggiore e quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini.[5] Nel 1975, dopo i Mondiali di Germania Ovest del 1974, fu nominato, grazie anche all'intervento di Gigi Peronace, commissario tecnico (condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977[5]), fallendo le qualificazioni al Campionato europeo di calcio 1976. I primi frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi nei Mondiali del 1978, che la nazionale di Bearzot terminò al quarto posto, esprimendo il miglior gioco della manifestazione, ma guadagnandosi l'appellativo di "bella incompiuta"; e nell'Europeo del 1980, giocato in Italia, nel quale raggiunse la medesima posizione.[5]

Sandro Pertini si congratula con Enzo Bearzot per il successo degli Azzurri dopo la finale dei Mondiali di calcio in Spagna.

Il Mondiale di Spagna nel 1982 non iniziò sotto i migliori auspici. Bearzot fu aspramente criticato dalla stampa per alcune scelte ritenute controverse,[7] come la convocazione di Paolo Rossi reduce dalla squalifica per lo scandalo del Totonero e l'esclusione di Roberto Pruzzo fresco capocannoniere della stagione 1981-1982. I modesti risultati nella prima fase indussero Bearzot e la squadra a introdurre la novità del silenzio stampa.[8] Nella seconda fase la squadra apparve trasformata dalla forza morale del gruppo e da alcuni cambiamenti tattici e di formazione operati da Bearzot, come l'inserimento di Gabriele Oriali e di un giovanissimo Giuseppe Bergomi tra i titolari, e si giovò dell'esplosione di Paolo Rossi. Gli Azzurri sconfissero in successione l'Argentina, il Brasile, la Polonia in semifinale e la Germania Ovest per 3-1 in finale, partite entrate nella storia.[7] La Nazionale italiana di quel Mondiale fu l'unica nella storia del torneo a battere una dopo l'altra le detentrici dei 3 precedenti titoli, ovvero Argentina (campione nel 1978), Germania (1974) e Brasile (1970).

Bearzot gioca a scopone scientifico sull'aereo presidenziale di ritorno dalla Spagna, in coppia con Franco Causio e contro Dino Zoff e Sandro Pertini.

Bearzot pagò il debito affettivo e di gratitudine con il gruppo campione del mondo: non volle rinnovare radicalmente la rosa e mancò la qualificazione all'Europeo del 1984,[9] per dimettersi dopo il non brillante Campionato mondiale di calcio 1986, nonostante avesse un contratto fino al 1990.[10]

L'11 luglio 1993 festeggiò nel migliore dei modi l'undicesimo anniversario del titolo mondiale: alla guida della Nazionale italiana Over-35 (una rappresentativa di vecchie glorie, fra cui molti campioni del 1982) vinse il titolo mondiale di categoria a Trieste contro l'Austria.[11]

Dal 2002 al 2005 è stato presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio.[5] Nel luglio 2003 un gruppo di deputati della Casa delle Libertà propose la nomina di Enzo Bearzot a senatore a vita con la motivazione «Ha sempre difeso l'etica dello sport», secondo quanto scritto nella lettera a Carlo Azeglio Ciampi.[12]

Palmarès

Allenatore

Nazionale

Italia: 1982

Individuale

1982
1992
2011

Onorificenze

Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana
  «Merito sportivo»
— Roma, 25 ottobre 1982. Di iniziativa del Presidente della Repubblica[13].

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